Parlare di sport e di valori fisici e morali, significa porre l’attenzione sull’uomo. l’uomo è e deve essere il “centro” di ogni attenzione e prospettiva educativa. E ciò in tutte le manifestazioni e attività umane. perció anche a livello di sport. Lo sport – o meglio l’attività spartiva – non è altro che una delle tante manifestazioni dell’uomo: l’uomo, infatti, è come un diamante dalle varie sfaccettature che nella valutazione globale non vengono mai prese singolarmente in considerazione, ma fanno parte di un tutt’uno che è appunto il diamante. E il suo valore è tanto più prezioso quanto più queste sfaccettature si armonizzano fra loro nell’unica tensione ad evidenziarne la “purezza” e la “luminosità”.
Quindi parlare di un rapporto intimo tra sport e uomo, e parlare di sport in termini formativi, significa non trascurare le altre attività dell’uomo. Significa soprattutto dare la giusta dimensione a questa attività e collocarla nell’ambito di armonizzazione integrale del “soggetto uomo”.
“Gli uomini migliori sono i giocatori migliori”.
“và posta l’attenzione sull’uomo, non sullo sportivo, evidenziando che chi che va promosso è la parte migliore dell’umanità di un giocatore, quella di attendere ai suoi interessi,
alle sue motivazioni, alla sua intelligenza, aiutandolo a capire l’attività sportiva, non dentro una campana di vetro, cioè isolato da tutto ciò che lo circonda, ma dentro la società in cui siamo”.
In questa prospettiva formativa sembrano emergere con chiarezza connotazioni che rivelano una forte tendenza, tipicamente adolescenziale, e pur sottesa, insita nella ricerca di una propria identità, tradita o non agevolata da una società attraversata da una persistente crisi culturale ed esistenziale.
In questa tensione si inserisce il tema della religiosità, che a sua volta richiama espressamente la diffusa carenza di forti proposte educative. Proposte spesso povere di contenuti, di motivazioni e di progettualità. Inutile dire quanto sia importante riprendere a questo proposito tutta la grande tematica della “promozione umana” e dell’evangelizzazione”, tenendo conto che si agisce al di dentro di una realtà – quella sportiva – che è laica e – quale il Centro Schuster – cristianamente ispirata allo stesso tempo, cioè dentro una forma associativa in cui i motivi che spingono i giovani all’aggregazione non sono in prima istanza e consapevolmente religiosi, ma profani, cioè sportivi,
ludici, sociali, ecc.
E’ dalla pratica stessa dello sport che si debbono trarre gli spunti per una riflessione ed una esperienza di vita che porti a recuperare, prima ancora e sopra ogni altra cosa, uno spessore di coscienza umana ricco di sensibilità e di aperture: ed è su questo piano che può inserirsi un discorso religioso non separato dagli interessi e dai bisogni essenziali degli adolescenti e dei giovani sportivi.
Da qui l’intuizione di Padre Lodovico Morell SJ, il quale, conscio della necessità di aiutare i giovani nella loro esigenza di una affermazione di sè, ebbe a porre in atto condizioni capaci di far loro vivere la loro età con gioia e allegria in ambiti territoriali che sostenessero la loro crescita umana e cristiana. Da qui lo sviluppo di alcune idee, di alcune osservazioni, di alcune proposte, tese a fare dello sport uno strumento di formazione integrale, con specifico riferimento agli interessi e ai bisogni educativi che partono dalla convinzione di ció che siamo.