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Caro Padre può raccontarci da dove partì la sua intuizione di creare un grande Centro Sportivo per i giovani? Dopo la guerra (1946) mi avevano affidato l’Oratorio della Parrocchia di S.Fedele. Come sede avevo a disposizione solo alcune stanze rimaste in piedi dopo il bombardamento del’43 ed un fazzoletto di cortile liberato dalle macerie. Dopo alcuni anni di attività entusiasmante, i ragazzi erano notevolmente aumentati ed inoltre si poneva il problema dei giovani entro tutta la vecchia cerchia del Naviglio della città di Milano. Preoccupato di fare qualcosa per i ragazzi e per non perdere altro tempo mi rivolsi a Sua Eminenza il Cardinale Schuster esponendo la situazione. Il Cardinale era appena rientrato da una visita pastorale alle 8,30 del 21 Giugno 1954, la porta era aperta, era solo, entrai. Mi ascoltò con il viso infuocato, era già molto malato. Mi lasciò dire tutto, poi con voce ferma mi disse che voleva avere una proposta concreta, ma di non pensare a costruire scuole, né pensionati, ma di cercare un grande prato in periferia. Pochi giorni dopo ricevetti il foglio che avevo lasciato a Sua Eminenza con la mia richiesta, con questo pensiero segnato a mano dallo stesso Cardinale: “ Colui che vi ha dato di volerlo, vi dia l’aiuto per portarlo a termine”. (VerdeNero Dicembre 1983) Possiamo provare a descrivere qual è la tensione creativa che alimenta da 54 anni il Centro Schuster? Il Centro Schuster dal 1954 è stato voluto per promuovere l’attività sportiva e come mezzo per consolidare ed approfondire la Fede in Gesù nel cuore dei giovani, con un infusso che si estende poi anche alle loro famiglie e al mondo in cui vivono. Il problema prioritario perciò è sempre stato come realizzare questo apostolato educativo al Centro, avvalendoci della più stretta collaborazione dei Giovani e dei Genitori che sentano come missione la loro responsabilità nel nostro campo sportivo. Il Centro Schuster parte dalla forte convinzione che lo sport è una componente educante del giovane. Tradurre fedelmente queste enunciazioni signifca operare nel mondo giovanile aiutandolo a scoprire la validità educativa dello sport e la potenzialità formativa del tempo libero quale momento per alimentare la libertà di attendere al proprio svago, di sviluppare la propria cultura, di scoprire la necessità di un coerente impegno sociale. (VerdeNero Dicembre ‘83 e ‘89) Si può parlare dunque per il Centro di un obiettivo di formazione globale del giovane? Certamente il periodo di attività sportiva che ogni ragazzo iscritto trascorre al Centro Schuster deve servire a realizzare il progetto di unifcazione. Ogni ragazzo deve essere messo in condizione di “unifcare” se stesso e il mondo dello sport che lo circonda. Questo sforzo non è facile. Occorre quindi una chiara e precisa conoscenza da parte degli educatori dei valori che si vogliono proporre ai giovani, dei mezzi e dei modi scelti da Gesù e dalla Chiesa Cattolica e dei diritti e doveri che la collaborazione fra Religiosi e laici comporta. Il laico dovrà scegliere liberamente di voler assumere coscientemente la sua responsabilità, con il desiderio e la gioia di partecipare in modo completo al lavoro educativo al Centro. (VerdeNero Dicembre 1979) Quali i principali “valori” che si respirano al Centro Schuster e che fanno parte del bagaglio culturale e di fede di ogni educatore del Centro? Nel Centro Schuster noi pensiamo sia essenziale: stimare ogni ragazzo per quello che è e non per quello che ha, valorizzare il corpo umano, ma mai a scapito o detrimento della vita dello spirito stimare l’esito sportivo, senza mai per questo sacrifcare i doveri dello studio e della vita sociale, vivere veramente per gli altri, per i più poveri, i meno dotati, senza escludere nessuno dalla attività sportiva, se lo desidera e se si impegna negli allenamenti accettare la responsabilità primaria dei genitori nella educazione dei ragazzi, conoscere e stimare Gesù, credere in Lui e seguirlo. (VerdeNero Maggio 1978) Lei ha sfiorato un argomento molto dibattuto da sempre nello sport, soprattutto nelle organizzazioni sportive cosiddette sociali, vale a dire l’agonismo e le sue implicazioni, può chiarirci meglio il suo pensiero in proposito? Si parla molto di sostituire all’”agonismo sportivo” la terminologia di “sport sociale”, ma è proprio vero che la causa di tutto sia lo sport fatto in modo agonistico? Cominciamo a chiarire che il desiderio e la volontà di vincere giocando, sono aspetti positivi e non un male come si vorrebbe far credere. Per vincere bisogna prepararsi con degli allenamenti adeguati e anche questa ci sembra una cosa buona. Infne per conseguire una vittoria si devono usare i modi propri dell’attività umana, rispettando le esigenze di ogni persona e questo è un fatto che fa crescere! La volontà di vincere è essenziale al gioco sportivo ed è proprio questo aspetto che educa, che forma, che è stimolante. Non è l’agonismo la causa del male, ma purtroppo gli uomini che fanno lo sport in modo veramente errato. Non è l’agonismo che emargina i meno dotati di talento, ma i dirigenti che pretenderebbero di vincere un avversario con forze sportive che non hanno. Quello che è importante è stimolare i ragazzi a prepararsi, a nutrire la volontà di vincere, perché l’agonismo è educativo. (VerdeNero Apr/Dic1975) In conclusione, quale è la Sua visione del Centro nel suo momento attuale e per il futuro? Si può dire che il Centro sia nella sua terza fase, caratterizzata dall’impegno a fare del Centro Schuster una vera Comunità, una comunità sul piano dei rapporti umani ed una Comunità Cristiana autentica, inserita nella Pastorale della chiesa Ambrosiana. Una fase questa tesa a tradurre concretamente il concetto di sport e di sportivo in una ipotesi operativa integrale avente l’uomo, con le sue attese e si suoi bisogni, come “soggetto”, quindi una fase caratterizzata dalla tensione verso un individuale e comunitario approfondimento circa motivazioni, obiettivi e metodologie della strategia educativa. I riferimenti sono quelli della dimensione culturale ed esistenziale fondata sulla visione cristiana della vita e della storia e dell’assunzione dello sport come espressione nella quale e con la quale aprire gli animi ad un discorso e ad un’attività umana globale in cui la dimensione corporea è solo uno dei molteplici aspetti della personalità umana. (VerdeNero Dicembre 1983)